giovedì 15 aprile 2021

L'ARCO DEGLI ACETARI: Fontana dell'Acqua Acetosa

"Che ve ne fate degli occhi se poi non andate in giro per le strade di Roma, scoprendo meraviglie?"

"What do you do with your eyes if you don't go around the streets of Rome, discovering wonders?"
(Fabrizio Caramagna)

Roma è un eterna scoperta.....qualche anno fa durante una visita guidata nel Rione Parione ho ammirato per la prima volta un angolo suggestivo, incantato, magico.... L’ARCO DEGLI ACETARI.


In pochi passi si viene catapultati in un atmosfera medievale, una corte di paese.... dove tutto ti cattura....l’atmosfera, i colori e i profumi.
“D’aspetto vìterbese", scriveva P.P. Trompeo, per poi aggiungere:
“qualche frammento antico incastonato nelle mura medioevali, testimonia che siamo a Roma".


L'Arco degli Acetari è una strada che parte da Via del Pellegrino vicino civico 19 e non ha uscita.


VIDEO:


Un’apertura a sesto ribassato che immette in un corridoio in tutto simile ad un portone carraio coperto da travi di legno, la cui conclusione, a sua volta, è con un altro arco anch’esso a sesto ribassato.


Attraversando il piccolo arco si entra, quasi con sorpresa, in un cortile chiuso circondato da casette colorate di un caldo ocra, con scalette esterne, fiori e piante che ornano balconi e finestre, le quali, per le caratteristiche, le disposizioni e i colori come un antico borgo di epoca medievale.
Essa deve il proprio nome agli acetari, i venditori di acqua acetosa della Fonte Acqua Acetosa (così chiamata per il retrogusto di aceto) che qui avevano un tempo i loro depositi.


In alcuni vecchi documenti l'arco è detto anche "Arco degli Acetosari".
Gli acetari da qui vendevano la loro merce in giro per Roma e nei mercati, soprattutto in quello di Campo de' Fiori, situato a pochi metri.
La Fontana dell'Acqua Acetosa si trova nel quartiere Parioli, in un luogo dove il Tevere forma un'ansa profonda prima di dirigersi verso nord.



La vasca della fontana è più in basso rispetto al livello stradale e vi si accede attraverso una scalinata.

Il nome deriva dalla fonte di acqua ferruginosa che sgorgava nel punto dove è stata costruita la fontana.
Un'acqua della quale si accenna la prima volta in un libro nel 1564 che, riferendosi alle caratteristiche proprie dell'acqua, individua a Roma tre fonti: una a sud, vicino Morena, una all'Ostiense e l'altra alle falde di Villa Glori, vicino il fiume. L'Acqua Acetosa appunto.


Per le sue proprietà era particolarmente gradita a Paolo V Borghese che decise di “celebrarla” con la costruzione di una fontana nel 1619.
La componente acetosa di quest’acqua era considerata curativa così come viene riportato su una lapide con l’iscrizione: RENIBVS ET STOMACHO SPLENI IECORIQVE MEDETVR MILLE MALIS PRODEST ISTA SALVBRIS AQVA (Quest’acqua salubre cura i reni, lo stomaco, la milza, il fegato e giova ad altri mille mali).

Fino alla metà del 1900 era considerata fra le migliori acque litiche d’Italia.
Oggi la fontana risulta ormai immersa nella città e nel suo traffico, ma non dimentichiamo che allora si trovava in aperta campagna ed era meta di gite e scampagnate “fuori porta”, per fare una bella bevuta di acqua terapeutica.


Le virtù salutari dell'acqua diedero origine quindi al nuovo redditizio mestiere, quello di "acquacetosaro"che, servendosi di somarelli o carrettini, trasportava l'acqua all'interno di fiaschi impagliati o damigiane, chiuse da tappi di fili di paglia, fin nelle case della città


Goethe durante il suo soggiorno a Roma, dall’inizio del Corso vicino a Piazza del Popolo, dove alloggiava, si recava a piedi tutte le mattine (andata e ritorno km. 6,400) alla Fontana dell’Acqua Acetosa per berne un bicchiere!
La fonte erogava dai nove ai diecimila litri ogni 24 ore alla temperatura di 15 gradi. Fu chiusa definitivamente nel 1966 a causa dell’inquinamento e abbandonata per anni al totale degrado.


L’acqua che oggi sgorga dalla fonte non è più l'"originale", ma l'acqua virgo quella che alimenta fontana di Trevi.
Un Acquacetaro di tutto prestigio è stato Claudio Villa, Un cantante romano che sessant'anni ha occupato un posto speciale nel grande palcoscenico della canzone italiana e romanesca.
Era trasteverino, era nato in via della Lungara, la strada dove c'era e c'è il carcere di Regina Coeli; e di cognome faceva Pica, come il padre Pietro che faceva prima il ciabattino, poi il vetturino e l'acquaiolo. E pure lui lo aiutava andando a riempire, all'Acqua Acetosa, i recipienti con l'acqua da vendere.
Tra il 2008 e il 2009 è stata sottoposta a un importante restauro, che ha previsto anche la creazione di un piccolo parco recintato, con l'intento di restituire all'area l'ambientazione originale.



Appena sarà possibile faremo un giro in bici 🚲 per documentare con nuove foto e particolari questi luoghi.
Marzia e Tony
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martedì 13 aprile 2021

IL PONTE NOMENTANO: Storia e storie e la Riserva della Valle dell'Aniene

Il PONTE NOMENTANO è un ponte antico Romano, affascinante, ricco di eventi storici, curiosità…..leggere per credere.


Il Ponte Nomentano sopra il fiume Aniene l'affluente del Tevere (anticamente Anio, poi Teverone) è attraversato dalla via Nomentana, nel quartiere Monte Sacro Alto
comunemente noto come Talenti, è il ventottesimo quartiere di Roma, indicato con Q. XXVIII.

E’ uno dei quartieri più antichi di Roma a nord della città, abitato già da ominidi di 120.000 anni fa, deve il suo nome alla collina stessa dove sorge e alta circa 50 metri, il Monte Sacro. …… Sacro perché gli antichi sacerdoti romani, arrivavano fin qui per praticare gli AUGURI, equivalente alla pratica greca dell’ornitomanzia, pratica divinatoria basata sull’interpretazione del volo degli uccelli!

Il Ponte Nomentano è uno dei pochi ponti pedonali di Roma e insieme al ponte Milvio e a ponte Salario era, nell'antica Roma, uno dei ponti extraurbani più importanti.

Ponte Vecchio Benoist Ciceri


Attualmente è inserito in un'area a verde pubblico, l’area della RISERVA DELLA VALLE DELL'ANIENE


lunedì 12 aprile 2021

Pasta alla Carbonara

 

Mangiare un piatto di PASTA ALLA CARBONARA è un attimo di felicità per chi come noi crede e apprezza le piccole cose, le gioie quotidiane.

Pasta alla Carbonara 

PECORINO ROMANO D.O.P., GUANCIALE, PEPE, UOVA (tuorli) sono gli unici ingredienti che caratterizzano la ricetta originale. 

PECORINO ROMANO D.O.P., GUANCIALE, PEPE, UOVA (tuorli)

Guanciale 

Preparato con tuorli sbattuti (un solo uovo intero) pecorino D.O.P. e pepe


- "Com'è To' (Tony) com'è la Carbonara?"
- "Bona!!!!"

La pasta alla carbonara è uno dei piatti tipici romani conosciuti e apprezzati in tutto il mondo.

Le origini del piatto sono incerte e esistono diverse ipotesi visto che non troviamo nessuna traccia di questa ricetta prima del 1944.

Infatti di questo piatto non c’era nessuna traccia nel classico manuale di cucina romana di Ada Boni del Il Talismano della Felicità, edito nel 1930, una sorta di censimento delle ricette della tradizione culinaria.

Il piatto viene ricordato per la prima volta nel periodo immediatamente successivo alla liberazione di Roma nel 1944, quando nei mercati romani apparve il bacon portato dalle truppe alleate.

Secondo questa tesi, sembrerebbe che durante la seconda guerra mondiale i soldati americani giunti in Italia combinando gli ingredienti a loro più familiari che riuscivano a reperire, e cioè uova, pancetta e spaghetti, preparandosi da mangiare, abbiano dato l'idea ai cuochi italiani per la ricetta vera e propria che si svilupperà compiutamente solo più tardi.

Erano i sapori che ricordavano “casa” ai soldati, ma ciò non impedì ai romani, una volta scoperta la ricetta, di far propria la carbonara, che è stata letteralmente adottata al punto che, oggi, nessuno oserebbe metterne in dubbio la paternità geografica.

Secondo un'altra ipotesi il piatto sarebbe stato "inventato" dai carbonai (carbonari in romanesco) nel territorio dell'Aquilano i quali lo preparavano usando ingredienti di facile reperibilità e conservazione.

La carbonara in questo caso sarebbe l'evoluzione del piatto detto cacio e ova (Cace e Ove, in dialetto abruzzese), di origini abruzzesi, che i carbonari usavano preparare il giorno prima portandolo nei loro "tascapane" e che consumavano con le mani.

Il pepe era già usato in buona quantità per la conservazione del guanciale, grasso o lardo usato in sostituzione dell'olio, troppo caro per i carbonai.

La popolarità della ricetta della carbonara è nata nell’immediato dopoguerra grazie anche alla fiorente industria cinematografica della Capitale.

La prima citazione sul grande schermo del grande Aldo Fabrizi nel film “Cameriera bella presenza cercasi” del 1951. L’attore romano, nei panni di Giovanni Marchetti, interroga la cameriera Maria (Elsa Merlini) durante un estemporaneo colloquio di lavoro sulla porta di casa:

Aldo Fabrizi nel film “Cameriera bella presenza cercasi” del 1951

“Scusi un momento, Senta un po’, ma lei sa fare gli spaghetti alla carbonara?”

Grazie della lettura :-)

e Buon appetito

Marzia e Tony


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domenica 11 aprile 2021

A Roma se dice: "FAMO ALLA ROMANA" - "PAGA' ALLA ROMANA"

A Roma e non solo a Roma....se dice...... “FAMO ALLA ROMANA”.


Vi è mai capitato alla fine di una cena con gli amici, al ristorante o in pizzeria, al momento del conto di mettervi d’accordo (o essere in disaccordo) per come pagare..... il metodo più usato è apprezzato è proprio “PAGARE ALLA ROMANA”.


Utilizzato sia per ripartire la spesa totale senza gravare su un solo commensale, ma anche per risparmiare tempo nel pagare il conto.

Alla romana è un'espressione idiomatica della lingua italiana, frequente nelle locuzioni "pagare alla romana" o "fare alla romana". Il significato letterale è spartire equamente fra amici una spesa comune' (per esempio, in occasione appunto di una cena).



Per la formula in questione non abbiamo fonti scritte, la tradizione è soprattutto orale, e quindi popolare.

Si pensa che derivi dalle scampagnate fuori porta, con annesse abbondanti merende, tipiche della tradizione popolare romana.


Sembra confermare questo aggancio l'esistenza d'un termine, ormai in disuso, come "romanata", nel senso appunto di 'merenda campagnola'.

La definizione di romanata è 'ritrovo conviviale in cui ciascuno dei commensali paga una quota della spesa complessiva', citando come unico esempio la seguente frase tratta da una lettera del Foscolo: "Lunedì verrò forse a una romanata in campagna vicino a Fiesole con la compagnia delle signore”.

Secondo altre fonti popolari un'altra supposizione del modo di dire "Pagare alla Romana" deriva da un’osteria di Trastevere in cui la proprietaria picchiava con la scopa gli ospiti per sollecitarli a pagare e da qui il modo dire “meglio pagare la cena alla romana”.

Saluti dalla nostra Big Family ...... pagare alla romana non riesce molto bene con i nostri ragazzi 😜




Marzia e Tony

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Gli antenati del pallone e del Tennis nell'Antica Roma - Le Terme di Caracalla



Domenica piovosa a Roma 🌧☔️….. soprattutto gli appassionati di calcio ⚽️ sono contenti perché possono seguire tutto il “campionato minuto per minuto” e spaparanzarsi sul divano 🛋, la classica domenica italiana.

Visto che siamo appassionati di Roma e dell’antica Roma vediamo gli antenati del pallone e del Tennis altro sport molto seguito la domenica e non solo….. chissà se la canzone 🎵 🎶“a Caracalla i Romani giocavano a palla” 🎵🎶 ha dei fondamenti storici.

Terme di Caracalla

Le Terme di Caracalla vista da''alto


LARA JAIONE 🎤- ALLE TERME DI CARACALLA; Valzer di Jean Savàr - Pinchi; 1949; Orchestra ritmo melodica diretta dal Maestro Armando Fragna; Cetra



Link per ascoltare la canzone:

https://youtu.be/VfmnflcNJsw 🎵🎶 “Alle terme di Caracalla romani giocavano a palla, dopo il bagno verso le tre chi la tira a me, chi la tira a te, o con le mani o coi piè"🎶🎵 Nell’antica Roma le terme rappresentavano un luogo di ristoro e di ritrovo per i cittadini del tempo, dove ci si dedicava alla cura del corpo.
L’accesso era gratuito e, pertanto, aperto a tutti gli strati sociali: un modo per garantire la salute pubblica, fondamentale in una città di più di un milione di abitanti. Ma, dunque, è vero ciò che dice il detto? Tra le varie attività praticate alle terme si può annoverare il “gioco della palla”? ☄️È probabile sono stati rinvenuti dei reperti che lo testimoniano. In alcuni dei famosi mosaici di Piazza Armerina, della celeberrima villa siciliana di Massimiliano Erculeo (IV sec. d.C.), due ragazze in bikini sono raffigurate mentre si dilettano nel rilanciarsi una piccola palla colorata.

mosaici di Piazza Armerina, della celeberrima villa siciliana di Massimiliano Erculeo (IV sec. d.C.

A Roma, in un affresco rinvenuto all’interno di una tomba della necropoli della Via Portuense (metà del II sec. d.C.), un gruppo di giovani è immortalato durante una spensierata partita di palla a mano.

Affresco rinvenuto all’interno di una tomba della necropoli della Via Portuense (metà del II sec. d.C.)

Nelle Terme presero corpo i giochi con la palla, vi erano riservati spazi esclusivi.

Per es. negli Epigrammi, Marziale ci dice che il gioco con la palla era uno degli sport più diffusi a Roma. L’harpastum, noto anche sotto il nome di harpustum, era un suggestivo gioco atletico sferistico praticato dagli antichi romani.

Chiamato da molti “gioco della palletta” lo sport prevedeva, appunto, l’utilizzo di uno strumento sferico, la palla.
Quella impiegata, in particolare, era di piccole dimensioni e corrispondeva, più o meno, ad un moderno pallone da calcio o da pallamano.
Come per altre usanze, i nostri antenati avevano importato questo gioco di squadra dall’antica Grecia: lì erano venuti a conoscenza di questo suggestivo allenamento ludico, durante le campagne di conquista del II secolo a.C. L’origine stessa del nome, infatti, derivava dal verbo greco harpázō, ovvero “strappare via, portare via”, in riferimento all’atto del rubare la palla all’avversario. Divenuto presto parte integrante dell’attività fisica dei gladiatori e dei legionari, il gioco si diffuse, poi, all’interno di tutto l’impero, tanto che, nel corso di qualche spedizione, non era raro assistere ad una partita fra romani e popolazioni autoctone. A sua volta, il campo, essendo uno spiazzo di terra semplice e senza erba, causava nell’aria una costante nuvola di polvere, perciò molti amavano chiamarlo Pulverulentus: tra feroci contrasti e nebbia scura, l’Harpastum poteva somigliare ad una vera e propria lotta. Ora, immaginando la scena, tutto farebbe pensare ad un vecchio parente del calcio fiorentino, padre del nostro calcio. Tuttavia secondo altri infatti, l’Harpastum ricorderebbe nei fondamentali il gioco del rugby. Esistevano di fatto diversi tipi di palla, riempite di piume o ad aria, ma la pila più comune era realizzata in stoffa, spesso ricoperta di pelle. Nelle epoche più recenti falli, passaggi, finte, tiri a rete, batture e risposte al volo e di rimbalzo caratterizzano le fasi del gioco della PALLACORDA e del PALLONE COL BRACCIALE, che a Roma nel Settecento e Ottocento, sono i precursori di moderni sport.
Fino a quel momento la Chiesa, ovvero la religione Cattolica, non ha tenuto conto della cultura fisica, l’educazione del corpo. La carne anzi doveva essere mortificata per elevare lo spirito. Tutto questo fino alla Breccia di Porta Pia. I romani se la cavavano lo stesso rifacendosi ai giochi della tradizione comuni ai vari popoli “La ruzzica” e “sartalaquaja”, per stimolare la forza, il moto, l’agilità. Le piazze i ruderi e le strade rappresentavano le palestre. Oppure si radunavano in Campo Vaccino per una liberatoria “sassaiola”…. Ma questo rientra più nella nascita degli scontri bellicosi tra fazioni…… che nello sport.
I Romani incontrarono la palla, il pallone forse partendo dai ceti aristocratici, con la “Pallacorda”…..Palla e corda dalla corda che veniva tesa per dividere il campo, dove ben presto venne aggiunta una rete…..antenato più o meno diretto del Tennis. A Roma esiste anche una Via Di Pallacorda, teatro dell’ultima “bravata” di Caravaggio. In via della Pallacorda, durante una partita, Ranuccio Tomassoni viene ucciso da Caravaggio per un fallo. Ma questo non è il vero motivo. Forse per soldi, forse per politica, più facilmente per una donna. Caravaggio la fa troppo grossa, con troppi testimoni, i suoi amici potenti non possono “metterci una pezza” e quindi è costretto a fuggire da Roma e anche in fretta perchè è condannato al “bando capitale”. Condannato a morte per decapitazione e chiunque può eseguire la pena.
A metà del 600 nacquero alcuni campi di Pallacorda nei cortili dei Palazzi aristocratici, ma già nel 1717 alcuni campi vennero sostituiti da teatri, esempio Teatro Alibert e il Teatro Metastasio a Via Di Pallacorda.

Campo da gioco “LO SFERISTERIO
Poco più tardi verrà però il “Pallone con il bracciale” a soppiantare quasi tutti i giochi di palla. Necessario un apposito ed esclusivo campo da gioco “LO SFERISTERIO”. Si può affermare che gli sferisteri sia per il gioco sia per la partecipazione del pubblico, possono considerarsi gli autentici antenati degli attuali campi di pallone e dei nostri stadi. Un piano di terra battuto e un muro alto dai 16 ai 20 metri. Squadre di tre giocatori simile al gioco del baseball.

Testimonianza di questo gioco è lo Sferisferio di Macerata, magnifica opera neoclassica costruita nel 1820, che ospita tutt’ora spettacoli di vario genere.

Sferisferio di Macerata

Il gioco fu esaltato da Poeti e scrittori.

Wolfgang Goethe impressionato dagli atleti li paragona al Gladiatore (allora nella raccolta Borghese oggi al Louvre).

Il Gladiatore Museo del Louvre
Giacomo Leopardi dedicherà uno dei suoi canti “A un vincitore nel pallone”. Una decina di anni più tardi G.G. Belli intitolerà “Er giucator de pallone” un sonetto dove si ritrova un linguaggio comune agli sportivi di ogni tempo. Il pallone col bracciale è uno sport di squadra sferistico e uno dei giochi nazionali italiani più antichi: fu lo spettacolo atletico più popolare in Italia sino a circa il 1921. I pallonisti professionisti dell'epoca erano tra gli atleti più ricchi nel mondo di allora: forse solo i toreri spagnoli e i lottatori giapponesi di sumo potevano rivaleggiare coi pallonisti per popolarità e ricchezza. Nella seconda metà del XX secolo però arrivò l'inesorabile declino e il gioco del bracciale si avviò sul viale del tramonto. I nuovi sport britannici, esportati dai marinai inglesi in tutto il mondo, arrivarono anche in Italia, travolgendo tutti gli sport sferistici di origine latina che sino ad allora l'avevano fatta da padrone.


Quindi tutti pronti ..... iniziano le partite......Fantozzi in “Fantozzi il ritorno” insegna.

Scena del Film "Fantozzi il ritorno"

Marzia e Tony
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