mercoledì 19 maggio 2021

PIAZZA DEL PARADISO - Rione Parione


Piazza del Paradiso è situata tra piazza Pollarola e largo dei Chiavari, una piccola piazza ricca di curiosità, come l’origine del nome – il detto mettere alla berlina, alla gogna (rendere qualcuno ridicolo davanti a tutti) e la storia del primo cammino di Roma….oltre alle meraviglie sotteranee.

Piazza del Paradiso scorcio su cupola di Sant' Andrea

Angolo Vicolo De' Bovari

Foto 1800 Piazza del Paradiso

Piazza del Paradiso

Iniziamo:
👉 L’origine del suo nome potrebbe risalire da una delle più antiche locande medioevali di Roma, la "Locanda del Paradiso", in realtà costituita da due strutture attigue ma separate, chiamate "Il Paradiso Grande" l'una ed "Il Paradiso Miccinello" o "Piccolo" l'altra.
La proprietà più antica conosciuta risaliva al 1445.
L'edificio che ospitava le due locande ai civici 46 e 47, fino a pochi anni fa conservava ancora la scritta "ANTICA LOCANDA DEL PARADISO", mentre oggi, in seguito ad una ristrutturazione recente, nulla è più visibile.
Un’altra teoria sul nome “Paradiso” deriverebbe dal latino “paradisus”, equivalente a giardino. Infatti presso il teatro Pompeo, quindi nelle immediate vicinanze esisteva il portico delle Cento Colonne, luogo circondato di verde.

Edificio che ospitava la Locanda del Paradiso

Al teatro Pompeo abbiamo dedicato un alto POST.
Ma c’è anche un’altra ipotesi che si riferisca alla vicina Campo de’ Fiori, località nota fin dal I secolo a.C. per il suo vasto prato di margherite: il “Campus Florae” dedicato all’amante di Pompeo Magno chiamata Flora.
Questo paradiso terrestre si trasformerà in una piazza quando Eugenio nel XVI secolo, fece lastricare tutta l’area.




👉 La piazza anticamente era denominata "della Berlina" perché qui si usava esporre i colpevoli di reati minori e le donne sfacciate.
Questa forma di pena risaliva al medioevo e consisteva nell’esporre il condannato alla vista e allo scherno pubblico, legati su un palco sopraelevato con una scritta che indicava il delitto commesso,

👉 Fu chiamata, per un certo periodo, anche "piazza dei Muratori", in quanto questi avevano scelto proprio questa piazza come luogo di raduno
.
👉 All'altezza del civico 64 si trova una bella Madonnella, raffigurante la "Madonna con Bambino". L'opera, del 1700, è riparata da un baldacchino in metallo sormontato da un globo da cui si innalza una piccola croce.

Madonnella, raffigurante la "Madonna con Bambino"

Secondo un'antica tradizione, era questo il ritrovo di pifferai e zampognari provenienti dalle campagne, durante la settimana di Natale, per rendere omaggio alla "Madonnella" con le loro melodie.

Zampognari

A pagarli erano gli stessi abitanti della zona che stabilivano il prezzo in base al numero delle canzoni eseguite.
👉 Interessante è la storia dell’Albergo della Lunetta al civico 68, situato in un edificio risalente alla prima metà dell'Ottocento ma costruito sull'area dove precedentemente sorgeva un'altra antica locanda risalente al 1368 denominata "della Luna” e ricordato come il primo edificio a Roma, in cui venne costruito un camino.

Albergo Lunetta Piazza del Paradiso

Nel 1368 Francesco I da Carrara, signore di Padova, venne a Roma per porgere le sue scuse a Carlo VIII – che voleva tagliargli la testa perché non lo voleva riconoscere imperatore - e per far ciò chiese aiuto a Papa Urbano V.
Andò ad alloggiare all’Albergo della Luna, e trovò che a Roma le stanze venivano riscaldate con un sistema primitivo: non si usavano camini ma "tutti facevano fuoco in mezzo delle case in terra, e tali facevano ne cassoni pieni di terra i loro fuochi" (Muratori- Rerum italicarum - è una raccolta di testi e fonti letterarie ideata nel Settecento).
Il Signore di Padova trovò la cosa non comoda per lui e fece venire dalla sua città muratori marangoni (carpentieri) ed altri artigiani e gli fece realizzare due nappe (cappe) di camino sopra cui misero le sue insegne.

Insegna di Francesco I da Carrara, signore di Padova

Ma sicuramente Francesco non si limitò a far costruire solo la cappa, ma anche la gola e il fusto che portava il fumo all’aperto.
A Roma si diffuse la consuetudine di realizzare i camini con il fusto ben incassato nelle mura dell’edificio, questo era possibile perché le mura dei palazzi erano molto spesse; questo tipo di camino sarà detto alla romana.

Il primo camino moderno arrivò nel 1277 a Venezia dai paesi del nord, perciò era presente già da tempo a Padova, città di Francesco da Carrara.
Il clima mite della città eterna fece sì che si continuassero a riscaldare le case come nel medioevo o addirittura come nell'antichità le insulae, con un fuoco al centro della stanza.
Nell’antica Roma il riscaldamento avveniva inoltre con gli ipocausti: il sistema consisteva nel far circolare sotto il pavimento e nelle pareti aria calda proveniente dal forno (praefurnium, propnigeum), per l’eliminazione dei fumi c’erano apposite tubazioni e la distribuzione del calore si regolava aumentando o diminuendo la potenza del fuoco nel forno.

Ipocausto romano

Ipocausto romano

Tuttavia solo le case dei patrizi e dei ricchi o le terme avevano questi impianti, mentre nelle insulae e negli altri edifici si usavano i bracieri al centro delle stanze, il fumo si disperdeva nella stanza e poi usciva da un foro sul tetto e da un’apertura nel muro.
Le scintille e gli accidentali rovesciamenti dei bracieri furono la causa principale di molti incendi che devastarono Roma.

Braciere

Dal 1782 inizia ad essere chiamato Albergo della Lunetta per la presenza, sulla facciata, di un’insegna raffigurante una mezzaluna.
Un’altra particolarità di questo albergo sono i resti dell’Antico Teatro di Pompeo.
Durante i lavori di restauro del 2009, proprio sotto le sue fondamenta sono stati recentemente ritrovati i resti dell’Antico Teatro di Pompeo, inaugurato nel 55 a.C., le cui mura sono ancora oggi ben visibili grazie all’impiego di pannelli in cristallo che permettono ai clienti di godere di questi preziosi reperti storici, mantenendone intatte le caratteristiche contro i segni del tempo.
I resti sono visibili nella SPA, sono presenti cospicui resti di muratura sia in opus reticolatum (è un tessuto perfettamente regolare di blocchetti di tufo a forma di cuneo a base quadrata, che creano una trama a forma di rete) raro esempio visibile ad un’altezza di oltre 5 metri dal livello stradale, sia in grossi blocchi di tufo squadrato.

Resti di muratura in opus reticolatum nella SPA Albergo Lunetta


Interessante? Conoscevate queste storie?
A noi ha fatto molto piacere iniziare a guardare questo angolo di città con occhi diversi, conoscendo le sue particolarità.
Marzia e Tony

Sito:

mercoledì 12 maggio 2021

La Porchetta - lo "street food" per eccellenza

 

CROCCANTE, IRRESISTIBILE, PROFUMATA LA PORCHETTA E’ UNA PRELIBATEZZA CHE TUTTO IL MONDO CI INVIDIA

 

La Porchetta

La porchetta oggi è considerata lo "street food" per eccellenza, amata non solo in Italia ma anche in Francia, negli Stati Uniti, in Australia e in Giappone.

Negli ultimi tempi è diventata un prodotto italiano famoso in tutto il mondo.

La Porchetta


La porchetta è tra i cibi che non si possono non assaggiare almeno una volta nella vita. Parola del New York Times, che stila la lista dei 5 cibi più buoni al mondo

La porchetta si consuma tradizionalmente nei panini imbottiti, come cibo da strada, nella pizza da forno, tipica di Roma, ciriole o nei Castelli Romani è consuetudine servirla col pane di Genzano.

Panini con la Porchetta


La paternità della ricetta originaria è rivendicata da più regioni del centro Italia.

La Porchetta era molto conosciuta e diffusa già nell’antica Roma.

Sembra addirittura che già nel periodo romano, l’imperatore di turno prediligesse questa pietanza e ne facesse grande uso nei suoi sontuosi banchetti.

Banchetto antica Roma


Per gli abitanti di Ariccia, nel Lazio, la ricetta originaria è presumibilmente risalente ad epoche preromaniche e alla popolazione dei Latini. Erano gli stessi sacerdoti provenienti da questa zona a preparare le carni di maiale il “Porchetto” da offrire a Giove Laziale presso il tempio sul Monte Cavo.

Successivamente però si scoprì che la carne della femmina era più magra, sana e gustosa…di conseguenza vennero lavorati principalmente suini di sesso femminile, da qui il nome “porchetta“.

Non a caso, dal 2011 la Porchetta di Ariccia gode del riconoscimento comunitario della Indicazione Geografica Protetta (IGP).

Porchetta di Ariccia I.G.P.


La nobiltà romana era solita trasferirsi durante la stagione estiva proprio tra le colline di Ariccia, dove spesso venivano organizzate battute di caccia e si organizzavano sontuosi banchetti. Si dice che l’imperatore Nerone in persona fosse talmente ghiotto di porchetta da eleggerla a suo piatto preferito.

In Umbria si sostiene invece che sia nata a Norcia, famosa sin dai tempi dei Romani per l’allevamento del maiale (di qui il sostantivo “norcino”).

Radici antiche anche a Campli, in provincia di Teramo, in Abruzzo, mentre nell’Alto Lazio la sua storia viene fatta risalire addirittura all’epoca degli Etruschi.

Molte sono ancora oggi “le famiglie storiche” di origini romane e laziali, che da decenni lavoravano con metodi tradizionali, tramandandosi di padre in figlio questa specialissima Arte il cosiddetto “O Porchettaro”.

Dove mangiare la porchetta? Sagre, Fiere nel Lazio ….. Castelli Romani, nelle Fraschette ad Ariccia…. a Roma vicino alla nostra Casa Vacanze al MERCATO TESTACCCIO, mercato di Porta Portese (tutte le domeniche mattina).

Street Food la Porchetta


Buon appetito !!!!!!

 

Vi lasciamo con questa poesia Romanesca:

LODE ALLA PORCHETTA

di Romeo Collalti (Poeta Romanesco nato nel 1906 e morto nel 1982.

 

Pija un porchetto da poco smammato,

tenero e poco grasso, un po’ de vino,

lardo, ajo schiacciato, rosmarino,

poi sale e pepe appena macinato.

 

E st’ingredienti che t’ho nominato

mò deve de addopralli a quer divino:

mettete in parannanza a tavolino,

pija le frattaje e facce un bon tritato.

 

Schiaffato a la padella, stai a cavallo:

un po’ de lardo e, quanno che scurisce,

un ber bicchiere de vino p’allungallo.

 

Mucina bene e guarda co’ attenzione

che nun s’attacchi e che nun infittisca;

er mejo verrà doppo, a concrusione.

 

Intanto a sto’ porchetto, internamente,

inzeppa l’ajo, er rosmarino, er lardo,

lo strutto, er sale e er pepe co’ riguardo,

eppuro quer soffritto precedente.

 

Mò devi fa’ attenzione, ner tramente

che lo sistemi bene, e da’ ‘no sguardo

ch’er majaletto nostro, der gajardo,

fenisca in piastra senza perde gnente.

 

Quanno caccia er sughetto, a mano a mano,

datte da fa’: spennella ‘sto guazzetto

intorno intorno, e nun spennelli invano.

 

Cotto, sia callo o freddo, è appetitoso

che te lo magneressi, ce scommetto,

puro su la capoccia d’un tignoso!

 

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martedì 11 maggio 2021

Il TEATRO DI POMPEO - Rione Parione


Roma
non è solamente un Museo a cielo aperto da ammirare passeggiando 🚶‍♀️ o in bicicletta 🚴🏼‍♀️ ….. ma una meraviglia continua da scoprire anche sotto il livello stradale….. la magia ✨ della Roma sotterranea.

Resti Teatro Pompeo sotterranei Ristorante Pancrazio

Sempre al Rione Parione si possono ammirare i resti del Teatro di Pompeo nei sotterranei di alcun palazzi, tra cui ristoranti e hotel, fortunatamente visitabili.

Video sotterranei Ristorante PANCRAZIO:






Il TEATRO DI POMPEO, oggi non più esistente, è stato il primo teatro di Roma costruito in muratura, accanto al luogo dove Pompeo era nato.

Ricostruzioni Teatro Pompeo 


Oltre ai ritrovamenti archeologici abbiamo notizia di questo monumento da varie fonti antiche. Ne conosciamo la pianta da un frammento della Forma Urbis severiana, una meraviglia storica che documenta un’altra meraviglia ….. quanto c’è da imparare e ammirare La Forma Urbis severiana è una pianta della città di Roma antica incisa su lastre di marmo aggrappate ad una parete, risalente all'epoca di Settimio Severo, tra il 203 e il 211, era collocata in una delle aule del Tempio della Pace. 

Forma Urbis Severiana

Di grandi dimensioni circa 13 m in altezza per 18 m di larghezza. È rappresentato in dettaglio il piano terra di tutti gli edifici, compresi colonnati e scale interne. Sulla parete della Forma sono tuttora visibili i fori utilizzati per le grappe di fissaggio della pianta. nell'ambiente immediatamente adiacente è stato riutilizzato (intorno all'anno 530) la Basilica dei Santi Cosma e Damiano. Oggi si conservano 1.186 frammenti, che coprono il 10-15% della superficie. Furono rinvenuti a più riprese, a partire dal primo ritrovamento del 1562 Attualmente, i frammenti ritrovati della grande Forma Urbis Severiana sono quasi tutti conservati nel Museo della Civiltà Romana, nel quartiere Eur, l'accesso all'opera è attualmente riservato solo agli studiosi. Il tempio di Pompeo si ergeva nella zona del Campo Marzio, successivamente Rione Parione edificato a spese del console Pompeo, probabilmente su terreno di sua proprietà, come regalo ai romani, tra il 61, anno del suo terzo trionfo e il 55 a.c. anno del suo secondo consolato. Occupava una vasta zona tra il Monte della Farina e tra l'attuale Campo de Fiori e la chiesa di Sant'Andrea della Valle.
Area occupata in antichità dal Teatro Pompeo 

Il teatro di Pompeo fu per Roma una innovazione straordinaria. La legge romana vietava di costruire teatri stabili, per il rispetto della tradizione greca che attribuiva un carattere religioso al teatro, infatti si potevano realizzare soltanto teatri provvisori e solo in prossimità di templi. per questa ragione Pompeo per evitare critiche lo inserì in un complesso sacrale e costruì su un podio rialzato un tempio dedicato a Venere vincitrice. Come dice la locuzione latina “Facta lex inventa fraus”…..fatta la legge trovato l’inganno. Si trattava del più grande edificio teatrale di Roma, la cavea con posti per almeno 17.500 persone aveva un diametro di 150 m., mentre la scena si sviluppava per una lunghezza di 90 m. Al teatro era annesso un monumentale quadriportico dietro la scena che misurava 180 x 135 m., che si stendeva fino all'area sacra di largo Argentina ed era caratterizzato da una doppia file di colonne di granito lungo i lati e dallo spazio centrale aperto che costituiva un vero e proprio parco pubblico con fontane, aiuole e boschetti di platani, le cui tracce sono state trovate sotto il Teatro Argentina. Al centro del lato minore opposto al teatro, adiacente ai templi di Largo Argentina, si trovava la grande aula detta la Curia di Pompeo (i resti si vedono dietro il tempio B di Largo Argentina) sede di alcune riunioni del Senato e dove si trovava una grande statua di Pompeo sotto la quale venne pugnalato Cesare alle idi di marzo del 44 a.C. La statua venne ritrovata nel XVI secolo ed oggi visibile a Palazzo Spada.




Dopo l'uccisione di Cesare, anche se Augusto fece murare la Curia considerandola come locus sceleratus, il teatro rimase comunque in uso e continuò ad essere restaurato dagli imperatori fino al V secolo Sembra che il teatro di Pompeo fosse ricco di marmi, sculture, affreschi, ma purtroppo, come per altri monumenti di Roma durante il Medioevo divenne cava di materiali edilizi e fondamenta di successivi edifici, infatti sulle rovine della cavea vennero edificate le dimore degli Orsini e la Chiesa di Santa Barbara dei Librai. Il profilo della cavea, per la parte interna, è ancora riconoscibile dalla forma curva dei palazzi a via di Grottapinta (la denominazione “Grotta Pinta” allude probabilmente ai resti sotterranei degli ambienti pompeiani trovati nella zona) edificati proprio dove c'era la cavea del teatro di Pompeo, mentre i resti delle murature e delle arcate del portico, sono visibili nei sotterranei dei palazzi nobiliari della zona. La Cavea nella parte esterna nel percorso via del Biscione e via dei Giubbonari.

La Cavea nella parte esterna nel percorso via del Biscione e via dei Giubbonari.


Via dei Giubbonari Colonne Teatro Pompeo
Si tratta di tre colonne in granito comprensive di base e di capitello ionico in marmo. Le colonne si trovano lungo il lato NE di via dei Giubbonari e sono visibili lungo il muro interno di un negozio di abbigliamento che si affaccia sulla via. Le colonne, forse riutilizzate in epoca medioevale per un portico, facevano parte del complesso del teatro di Pompeo, che si stendeva tra via dei Giubbonari a S, Largo Argentina ad E, via del Biscione ad O e via del Sudario a N.
Colonne Teatro Pompeo Via dei Giubbonari

Nel seminterrato del Ristorante Pancrazio in Via del Biscione, si notano ancora oggi i resti di un "opus reticulatum" che erano piccoli cubi di tufo posti in diagonale e che rivestivano il muro di calcestruzzo e una colonna, altri resti delle murature e delle arcate sono visibili nell'Albergo Pompeo.





Sotto il Teatro Argentina c’è una colonna granitica del porticato e resti delle fontanelle che erano nei giardini boscosi del quadriportico. Due statue di Satiri, ora al Museo Capitolino, si sono trovate nella piazza che dai satiri prende nome. Altre due statue alte 4 metri sono ora rispettivamente al Louvre di Parigi ed ai Musei Vaticani, che ospitano un gigantesco Ercole in bronzo dorato proveniente dal complesso pompeiano. Quest’ultimo fu ritrovato nel 1864 nei sotterranei del palazzo Pio, in piazza del Biscione, durante dei lavori di rinforzo delle fondamenta. Scavando sotto il cortile gli operai si imbatterono in un muro antico e quindi scorsero il frammento bronzeo di un dito che, per le sue dimensioni, doveva appartenere a una statua gigantesca.


Giuseppe Vasi inserì Palazzo Pio nel suo libro di acqueforti del 1754 che copre i più bei palazzi di Roma perché costruito sopra le rovine del primo teatro della città antica; nel testo che accompagna questa incisione e nella sua Guida di Roma del 1761 Vasi ha speso solo poche parole sul palazzo, ma ha descritto a lungo le caratteristiche e la storia del teatro.


Fu sepolta con cura sotto le piastrelle protettive, con inciso FCS (fulgor conditum summanium), indicando che era stato colpito da un fulmine ed era stato accuratamente sepolto sul posto. Si tratta di un bronzo romano classicheggiante dei primi anni del II secolo, La statua si trova al museo Pio-Clementino il restauro ha ricostruito alcune parti mancanti in gesso e bronzo Secondo un’antica credenza religiosa – comune a molti popoli antichi e che i romani avevano ereditato dagli etruschi – i fulmini erano espressione delle forze divine. Il luogo colpito, detto “bidentale”, diveniva un locus religiosus, un’area sacra, e le cose folgorate dovevano essere sepolte sul posto, in un pozzo o in una cassa circondata a sua volta da un muro. Si risolse così anche il problema della collocazione originaria: l’Ercole Mastai Righetti venne sepolto nelle vicinanze di dove si trovava prima di essere colpito dal fulmine. Il colosso di bronzo abbelliva dunque la scena del teatro di Pompeo e in particolare l’adiacente tempio di Venere Vincitrice. Quindi i basamenti del Tempio di Venere Vincitrice sono servite da base per la costruzione di Palazzo Pio Righetti a Campo dè Fiori.


Una parte della Cavea è visibile nei corridoi dell’Albergo Lunetta e nella SPA (vedi nostro POST su Piazza del Paradiso). Vi aspettiamo a Roma Marzia e Tony Casa Vacanze Roma IN ROME IN LOVE IN BIKE 🏛❤️🚴🏼‍♀️

venerdì 7 maggio 2021

Vicolo De’ Bovari - Rione Parione

Siamo tornati al Rione Parione per farvi scoprire altre bellezze di Roma.


Terrazza Palazzo con vista Cupola Chiesa di Sant’Andrea

Questo Rione ci è particolarmente caro, perché dove è nato Tony e dove ha passato la sua infanzia e adolescenza, io aggiungerei “invidiata infanzia e adolescenza”.


Marzia e Tony


Tanti sono gli aneddoti che ricorda e tanti i momenti di vita in una Roma ormai sparita…..da ragazzino i monumenti e le piazze più visitate da milioni di turisti come Piazza Farnese e Piazza Navona erano per lui e i suoi amici luoghi dove improvvisare partite di calcio e altro…..


Per me amante dell’arte e della Storia di Roma e curiosa di conoscere durante la mia vita ogni angolo di questa città, quando ci siamo conosciuti e mi ha portato sulla terrazza della sua casa a Vicolo De’ Bovari, alla vista della Cupola di Sant’Andrea e dei famosi “tetti di Roma”, mi sono commossa e ho pianto come una bambina alla vista di tanta bellezza.


Vicolo De’ Baullari


Tetti di Roma Vicolo De’ Bovari

Tetti di Roma Vicolo De’ Bovari

Tetti di Roma Vicolo De’ Bovari

Tetti di Roma Vicolo De’ Bovari

Tetti di Roma Vicolo De’ Bovari

Tetti di Roma Vicolo De’ Bovari

Tetti di Roma Vicolo De’ Bovari

Tetti di Roma Vicolo De’ Bovari

Ora basta ricordi e iniziamo a vedere cosa c’è di interessante a VICOLO DE’ BOVARI.


Dopo ad aver assaporato l’ottima “Pizza e Mortadella” del Fornaio di Via Dei Baullari.


Fornaio Via Dei Baullari 


Pizza e Mortadella 



Si può vedere lo scorcio della Cupola di Sant’ Andrea della Valle, progettata dal Maderno, è la terza più alta di Roma, dopo quella di San Pietro in Vaticano e quella dei Santi Pietro e Paolo nel quartiere EUR


Vicolo De’ Bovari

Cupola di Sant’Andrea 


Vicolo De’ Bovari è una stradina che unisce piazza Paradiso a piazza del Teatro di Pompeo.


Vicolo De’ Baullari


Alessandro Rufini nel suo Dizionario etimologico-storico delle strade, piazze, borghi e vicoli della città di Roma (1847) lo descrive così:


“Vi sono nella suddetta strada molte rimesse, ove si custodiscono bovi, cavalli ed altre bestie che trasportano merci a Roma ed i loro conduttori vanno a soffermarsi nel contiguo albergo di Piazza Pollarola. Cotesti vetturali essendo costretti a stare in questa strada per custodire le loro bestie hanno dato motivo che si nominasse via dei bovari” 


Il nome quindi deriva dalle stalle dove si custodivano i buoi, poteva esserci anche la sede della Corporazione dei Bovari. 


Tra la Pullaria e il Paradiso vi si teneva il mercato dei cavalli che in seguito fu trasportato a piazza del Duca (Farnese)


Sul vicolo si trova la facciata posteriore del palazzo Pichi del Quattrocento ricchi mercanti del XV secolo. 


Facciata posteriore del palazzo Pichi


Il palazzo inizia da Piazza del Teatro di Pompeo angolo via dei Baullari fino a Via del Paradiso.


E uno dei pochissimi esempi dell'architettura del 1450 eretto forse su disegno di Leon Battista Alberti (1404-1472)


La parte più antica del palazzo è quella su Via De’ Bovari e via del Paradiso, mentre la facciata principale si trova al civico 154 di Corso Vittorio Emanuele II copia dell'originale edificio di Geronimo Pichi demolito nel 1881 per la realizzazione di questa arteria.


Palazzo Pichi la facciata principale si trova al civico 154 di Corso Vittorio Emanuele II 


In occasione dei lavori di ricostruzione, l'edificio fu arretrato di ben 16 metri e sopraelevato, fu realizzata una nuova facciata dall'ing.Ciriaco Salvatori, mentre furono salvate le facciate su via dei Bovari e via del Paradiso che conservano sulla porta del vestibolo e sulla fregiata delle finestre del 1° piano il nome del fondatore: “Ceccolus de Pichi”. 


Più tardi la casa dei Pichi diviene l’attuale palazzo Pichi Manfroni Lovatti che, sul vicolo de´ Bovari, porta, sulla fregiata delle finestre ad arco del 1° piano « Hieronimus Picus »   


Di fronte al Palazzo Pichi si trova la facciata laterale della Casa del SS Sacramento di S. Lorenzo in Damaso al n. 11 si può vedere la targa di proprietà sulla facciata.


Casa del SS Sacramento di S. Lorenzo in Damaso Targa proprietà 



Facciata laterale della Casa del SS Sacramento di S. Lorenzo in Damaso


Queste erano le entrate al palazzo della Servitù.


Casa del SS Sacramento di S. Lorenzo in Damaso entrate della servitù 


L’entrata principale è su Piazza del Paradiso al civico 18 .


L’entrata principale Casa del SS Sacramento di S. Lorenzo in Damaso


Un edificio settecentesco un tempo proprietà della chiesa di S.Lorenzo in Damaso, come 

attesta un’altra targa marmorea posta a lato del bellissimo portale con cornice marmorea e mensole che sorreggono il balconcino soprastante.


Curiosità a Vicolo De’ Bovari c’era il negozio di abiti usati della conduttrice televisiva Mara Vernier come mi raccontava mia suocera, Aneddoto raccontato anche dalla stessa Mara Vernier durante un’intervista televisiva, ammettendo di essere una “stracciarola” come si dice a Roma.


Speriamo di aver fatto cosa gradita raccontando non solo una parte di storia di Roma ma anche un po’ di noi.


Marzia e Tony


Casa Vacanze IN ROME IN LOVE IN BIKE 🏛❤️🚴🏼‍♀️